Da un gruppo di sviluppatori di PUBG nasce uno sparatutto tattico top down con campagna single player e battaglie PvE e PvP. Thunder Tier One è un capolavoro annunciato, vista l’esperienza dei dev? Scopriamolo.
Sviluppatore / Publisher: Krafton / Krafton Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Cooperativo e Competitivo Online PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: Già disponibile
Nonostante il punto di riferimento dei Battle Royale sia Fortnite, è stato PlayerUnknown’s Battlegrounds il primo gioco a proiettarci nell’universo delle colossali battaglie online all’ultimo proiettile, anticipando il titolo Epic di qualche mese. Anche se la modalità Last Man Standing non era certo una novità nel multiplayer, sono stati proprio i ragazzi di PUBG a spianare la strada a questo fenomeno al punto di consentirgli di travalicare il confine del gaming per entrare nella cultura di massa.
Oggi, una costola di questo esperto team capeggiata da Pawel Smolewski ci propone Thunder Tier One, sparatutto tattico top-down che sembra uscito dalla penna di Tom Clancy, sempre distribuito da Krafton.
COPRITI BENE CHE C’È LA GUERRA FREDDA
Qualche anno dopo la caduta del blocco sovietico, in una nazione di fantasia chiamata Salobia, che potrebbe benissimo essere la Cecenia così come Yara è Cuba in Far Cry 6, il terrorista Marko Antonov diventa leader di un gruppo paramilitare chiamato SBR e semina il caos portando a termine una serie di attentati ai danni di inermi civili. Entriamo così in azione noi, in qualità di operativi del reparto speciale Thunder, incaricati di eliminare la minaccia. Una squadra di soli quattro uomini dovrà vedersela con un esercito di mercenari senza scrupoli da sbaragliare lungo nove missioni – ma già sono annunciati contenuti aggiuntivi di tutti i tipi – affrontabili in single player o in co-op. In ogni caso noi controlliamo solo un soldato, incaricando la AI di gestire i rimanenti qualora non disponessimo di compagni di battaglia.
DA COMMANDOS A THUNDER TIER ONE
Thunder Tier One si allontana dal concetto di first/third person shooter cavallo di battaglia di Krafton in favore di una visuale top down isometrica con telecamera piuttosto alta come nei primi capitoli della fortunata serie Commandos. L’ambiente è totalmente generato in 3D e possiamo ruotare la visuale a piacimento e zoomare, anche se la natura strategica del gioco ci porterà a privilegiare inquadrature molto ampie per avere sotto controllo la più vasta area possibile. All’interno degli edifici ci verrà mostrato lo spaccato della struttura relativa al piano in cui ci stiamo muovendo. Possiamo correre, accovacciarci, sfondare porte, intimare – spesso invano – al nemico di arrendersi, scavalcare muretti e ostacoli nonché ripararci dietro a tutto ciò che possa frapporsi tra noi e i proiettili nemici, utilizzando un vasto numero di armi con più modalità di fuoco, granate e medikit. Le azioni possono sembrare molte, ma due lunghe missioni introduttive ci permettono di padroneggiare ogni aspetto del gioco.
NON SPARATE! NON… OK FATE COME VOLETE
La campagna in solo è piuttosto varia e ci assegna diversi obiettivi, dall’infiltrazione per recuperare documenti alla scorta di prigionieri. Non esiste un unico modo di completare le missioni e possiamo optare per un approccio stealth in cui uccidere silenziosamente e occultare i cadaveri o far irruzione come gli one man army dei film d’azione dell’epoca reaganiana recentemente riesumati nel franchise cinematografico Expendables, lasciando alle nostre spalle morte e distruzione.
Qualunque sia la nostra tattica, dobbiamo anche assegnare dei semplici compiti ai nostri compagni di squadra, indicando loro di coprirci, avanzare o tenere la posizione. Questo perlomeno nelle intenzioni degli sviluppatori. Nella realtà vige l’anarchia totale, e complice un AI molto ballerina dei bot, ognuno dei commilitoni interpreta gli ordini con estrema creatività mandando all’aria anche il più ponderato dei piani. Questo difetto mina la componente tattica e vira il gameplay verso il run and gun, dove ognuno pensa per sé e Dio per tutti, sperando che i nostri uomini non ci lascino la pelle e si degnino almeno di soccorrerci nel caso finissimo a terra agonizzanti. Considerato che l’effetto delle armi è abbastanza realistico e con un paio di proiettili si finisce al Creatore, spesso è la fortuna a decidere l’esito di una missione, e molto dipende dal momento in cui saltano gli schemi. Mi sono comunque divertito a veder scatenare l’inferno al mio segnale, o anche in assenza di un mio segnale.
PASSIAMO ALLE COSE SERIE
Siamo sinceri, qual è la voce del menù che cerchiamo per prima in un gioco sviluppato da chi si occupa di PUBG? Sicuramente non “Credits” e infatti non appena ho raggiunto un minimo di padronanza dei controlli mi sono subito lanciato nel multiplayer, certo di tuffarmi in un bel Battle Royale. Sono quindi rimasto sorpreso quando ho scoperto che i match possono ospitare un numero massimo di otto giocatori.
Quattro le modalità al momento: due in 4vs4 che non offrono nulla di nuovo dai tempi di Counter-Strike, una cooperativa in PvE e il classico Deathmatch fracassone tutti contro tutti in cui vince chi raggiunge per primo il numero di kill prefissato. Le mappe non sono molto grandi ma non mancano spot strategici da conquistare per avere qualche possibilità in più di sopravvivere e in generale il free for all è avvincente, anche se è necessario scegliere con oculatezza il server per non incappare in un ping a tre cifre. Un sistema di esperienza ci permette di livellare sbloccando nuove armi e skin per personalizzare i nostri soldati. Non sono presenti perk premium da acquistare con denaro sonante né pass battaglia prerogativa di molti free to play.
PUNTARE TUTTO SUL REALISMO
Anche se le varie battaglie online sono piuttosto immediate, Thunder Tier One non ha un aspetto grafico casual anzi punta molto sul realismo, presentandoci scenari bellici convincenti, con alternanza giorno e notte ed eventi atmosferici ben realizzati. Siamo però lontani dal poterlo definire un Call of Duty: Modern Warfare con visuale dall’alto, e anzi assomiglia più al capolavoro tattico Doors Kickers, adottando però un piglio più serio, collocandosi quindi in una zona grigia tra l’arcade scanzonato e la simulazione dura e pura. Ho apprezzato particolarmente il sonoro, soprattutto in cuffia. Siamo sicuramente di fronte a un gioco con del potenziale, anche se al momento con qualche asperità e non molto ricco di contenuti, ma trattandosi di Krafton è lecito aspettarsi patch e update a profusione.
In Breve: Thunder Tier One si propone come sparatutto strategico realistico, e sarebbe stato in grado di incollare i giocatori al monitor se non fosse per il bizzarro comportamento dei bot, frutto di un AI approssimativa assolutamente da migliorare. Sul fronte online il divertimento è garantito ma al momento ci sono poche modalità di gioco e nessun vero incentivo ad accumulare kill su kill, a parte qualche achievement e il classico sistema di livelli sbloccabili con l’esperienza ottenuta in battaglia. Da Krafton, maestri del multiplayer, ci si dovrebbe aspettare di più, anche da un side project come questo.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: VERSIONE PC I7, 8GB RAM, GeForce GTX 1050, SSD
Com’è, Come Gira: Nessun problema a farlo girare anche sul mio portatile diversamente da gamer, ma ho sofferto picchi di ping e lag durante il multiplayer, con una connessione Wind 100Megabit e un router ASUS DSL-AX82U AX5400 Dual Band WiFi 6 che non mi aveva mai dato alcun problema nemmeno in situazioni ben più caotiche di un 4vs4.