Da solo contro l’esercito degli Esiliati, in Halo Infinite Master Chief si ritrova a fronteggiare l’ennesima minaccia per il futuro dell’umanità. Riuscirà a capovolgere le sorti di una situazione che appare sempre più disperata?
Sviluppatore / Publisher: 343 Industries / Xbox Game Studios Prezzo: € 59,99 (solo campagna) Localizzazione: Completa Multiplayer: Competitivo online PEGI: 16+ Disponibile su: PC (Steam, Microsoft Store), Xbox One, Xbox Series X|S
Trovarsi di nuovo a tu per tu con gli Esiliati, già visti in azione nello spin-off Halo Wars 2, è una strana sensazione. Da una parte la fazione fondata dal brute Atriox risulta fortemente familiare: le sue motivazioni sono note a chiunque abbia giocato allo strategico in tempo reale di Creative Assembly, così come i metodi impiegati per raggiungere la vittoria. Spietati e senza alcun rimorso, non stupisce che gli Esiliati siano riusciti a spezzare con relativa facilità il morale e le difese dell’UNSC dopo aver lanciato l’assalto allo Zeta Halo, l’installazione su cui si svolgono le vicende di Infinite. D’altro canto, la scelta di sfruttare proprio i discepoli di Atriox come nemico principale espone 343 Industries a una serie di critiche tutt’altro che di poco conto.
In primo luogo, un giocatore occasionale – ma anche chi si è dedicato solamente ai capitoli principali della saga di Master Chief – potrebbe ritrovarsi confuso e spaesato alla vista degli Esiliati, i quali non sono mai stati citati negli Halo antecedenti l’RTS per PC e Xbox. Una sensazione alimentata non soltanto dall’assenza di qualsivoglia informazione di contesto, perlomeno nelle battute iniziali del gioco, ma anche dalla scelta degli sviluppatori di attingere a piene mani dall’universo espanso di Halo (soprattutto da alcuni romanzi) per imbastire la trama di Infinite. Purtroppo l’assenza di un background narrativo facilmente comprensibile da tutti rischia in qualche modo di minare sin dal principio l’ottimo lavoro svolto da 343 Industries, facendo sì che una parte di giocatori si senta alla deriva nello spazio, un po’ come Master Chief all’inizio di questa sua nuova avventura.
LE MISSIONI CAMBIANO
Dato per morto ma recuperato dal pilota di un Pelican in orbita attorno allo Zeta Halo, Master Chief deve fare i conti con gli Esiliati ora guidati da Escharum, un discepolo di Atriox che è riuscito a mettere sotto scacco l’UNSC e conquistare buona parte dell’Anello. La prima mossa di John-117 è dunque quella di assestare la situazione e prendere confidenza con il cambio di scenario, che ora lo vede da solo nella disperata impresa di riunire le forza umane sotto il suo stendardo e scoprire cosa stiano combinando le truppe di Escharum sull’Anello.
Ma non è tutto, giacché Infinite non dimentica quanto accaduto in Halo 5: Guardians, pertanto la narrazione del gioco toccherà anche il rapporto tra Master Chief e Cortana. Su questo aspetto però non voglio dilungarmi, anche perché rappresenta sicuramente la parte del racconto più riuscita e sarebbe davvero un delitto rovinarvi la sorpresa. Vi basti però sapere che nelle battute iniziali del gioco faremo la conoscenza di una nuova intelligenza artificiale, l’Arma, che rivestirà un ruolo importantissimo nello svolgimento della trama. Il team narrativo di 343 Industries ha fatto davvero un ottimo lavoro su questo versante, riuscendo a caratterizzare in maniera ineccepibile il rapporto tra John e la sua nuova compagnia IA senza andare a intaccare il background del protagonista, ma anzi valorizzandolo al meglio grazie anche ad alcuni flashback ben piazzati nel corso dell’avventura.
Infinite non dimentica quanto accaduto in Halo 5: Guardians
HALO INFINITE TORNA A CASA
Al di là di questo passo falso, una volta imbracciato il fucile d’assalto Halo Infinite si dimostra uno sparatutto in prima persona di grande qualità in cui il passato della serie si fonde con tutto ciò che ci si aspetterebbe di trovare in un FPS moderno. Ciò che salta immediatamente all’occhio, subito dopo aver portato a termine le prime missioni ed aver messo piede sullo Zeta Halo, è lo stravolgimento della struttura di gioco, che da uno shooter dotato di campagna lineare spalanca le porte a un impianto tipico dei titoli open world.
Halo Infinite si dimostra uno sparatutto in prima persona di grande qualità
Alcune di queste side quest, poi, rappresentano senza ombra di dubbio le attività più divertenti da portare a termine giacché mettono in risalto la natura sandbox di Halo Infinite, lasciando piena libertà di approccio al giocatore. Penso principalmente agli assalti alle roccaforti: qui ci viene dato un obiettivo da completare, come può essere la distruzione delle scorte di carburante degli Esiliati o il sabotaggio di strutture per la riparazione di mezzi bellici, ma poi sta a noi mettere in atto un piano d’azione dopo aver studiato l’area della missione e aver valutato attentamente la situazione. Queste missioni risultano stimolanti anche per via dell’intelligenza artificiale nemica, sempre pronta a mettere sotto pressione Master Chief con tattiche di accerchiamento oppure facendo sì che unità diverse si spalleggino supportandosi a vicenda. Per esempio mi è capitato più volte che i Jackal armati di fucili a lungo raggio mi tenessero inchiodato dietro una copertura mentre un gruppetto di Brute e Grunt provava ad aggirare la mia posizione per prendermi alle spalle.
Va fatto un plauso ai ragazzi di 343 Industries per essere riusciti a scrivere delle routine IA articolate
APERTO MA NON TROPPO
La natura open world di Halo Infinite non risulta tuttavia mai dispersiva. Non aspettatevi una mappa enorme con decine e decine di icone colorate che stanno a indicare attività tutte uguali: in primo luogo perché l’area esplorabile dello Zeta Halo è molto compatta, e poi perché si apre progressivamente man mano che si portano a termine le missioni principali.
Gli obiettivi secondari rappresentano così un gustoso contorno a una portata principale composta da più missioni lineari, ma comunque rispettose della struttura sandbox che ha sempre contraddistinto la saga. In questo caso sono poche le situazioni in cui ci troviamo all’interno di stretti corridoi: i level designer di 343 Industries hanno preferito costruire degli scenari composti da arene più o meno ampie in cui la libertà d’azione del giocatore la fa da padrona. Una libertà che viene amplificata dalla presenza di nuovi potenziamenti, tra cui l’inseparabile rampino, e da un sistema di potenziamento del personaggio incentrato sull’acquisizione di abilità aggiuntive dopo aver raggiunto determinati punti nella campagna. Vi è dunque una buona progressione che garantisce un ritmo di gioco sempre molto serrato e vario. Non vi è mai il rischio che la struttura open world porti a dei momenti morti, laddove le situazioni di gioco raramente risultano ripetitive.
Non vi è mai il rischio che la struttura open world porti a dei momenti morti
IL ROSSO E IL BLU
Così come è unico anche il comparto multiplayer di Halo Infinite, disponibile separatamente dalla campagna in formato free-to-play. L’impressione è quella di trovarsi al cospetto di un arena shooter d’altri tempi, opportunamente rimodulato e adattato per risultare al passo coi tempi, che poi è un po’ la filosofia che 343 Industries ha applicato a tutto il videogioco: fondere ciò che ha reso celebri le iterazioni della serie più amate con meccaniche e modalità di fruizione del medium moderne.
Ci troviamo al cospetto di un arena shooter d’altri tempi
Vi è poi un’altra modalità di gioco, anch’essa non classificata, che mette una squadra formata da dodici giocatori contro altrettanti avversari. Le Big Team Battle, come vengono chiamate in Halo, possono essere giocate sia in deathmatch a squadre che in cattura la bandiera e si svolgono all’interno di mappe decisamente più grandi in cui sono presenti anche i veicoli (per la verità disponibili anche in un paio di mappe delle modalità 4vs4). Non aspettatevi però partite in cui è richiesta chissà quale coordinazione, anche perché ogni squadra è suddivisa in tre sotto-team da quattro membri ciascuno e la comunicazione con gli altri otto giocatori esterni al proprio team è quasi impossibile, fatto salvo l’impiego di ping contestuali. Le Big Team Battle risultano comunque estremamente divertenti proprio per via della vasta scala del conflitto e perché permettono di sfruttare al meglio i potenziamenti introdotti dagli sviluppatori. Chiaramente anche qui il re è il rampino, che al contrario della campagna presenta un numero di utilizzi limitato, ma è particolarmente utile per sfruttare la verticalità della mappa o aggrapparsi ai veicoli nemici.
PROGRESSI LIMITATI
Se da un lato le fondamenta su cui si basa tutto l’impianto multiplayer risultano incredibilmente solide, facendo schizzare immediatamente Halo Infinite nell’Olimpo delle esperienze multigiocatore, dall’altro gli sviluppatori hanno ancora un bel po’ di lavoro da fare su almeno un paio di aspetti.
Le mappe sono appena dieci, di cui tre dedicate alle sole Big Team Battle
L’altro aspetto problematico è tutto ciò che gravita attorno alla progressione e alla monetizzazione. Trattandosi di un prodotto free-to-play, in riferimento al solo multiplayer ovviamente, non stupisce che Microsoft e gli sviluppatori abbiano optato per un modello che unisce Battle Pass a negozio in-game di oggetti di personalizzazione estetica. Peccato che il sistema di ricompense basato sull’accumulo di punti esperienza per lo sblocco di livelli (e dunque oggetti cosmetici) si appoggi a delle sfide settimanali difficili da portare a termine, se non alterando fortemente il proprio stile di gioco e rovinando non soltanto le proprie partite, ma anche il divertimento degli altri giocatori che magari vogliono solo trascorrere dei minuti in totale spensieratezza senza che qualcuno inizi a muoversi come un ossesso sulla mappa al solo fine di provare a uccidere qualcuno alle spalle con gli attacchi corpo a corpo, per esempio. Nel momento in cui scrivo questa recensione, 343 Industries ha già iniziato ad apportare alcune modifiche marginali al sistema di progressione, ma lo sviluppatore si è impegnato a mettere in atto dei cambiamenti più radicali ascoltando i feedback della community. Se il team di sviluppo dovesse azzeccare anche questo aspetto tutt’altro che marginale del gioco, ecco che quella di Halo Infinite potrebbe davvero diventare una delle esperienze multiplayer migliori degli ultimi anni, da affiancare a una campagna longeva e appassionante.
In breve: Halo Infinite riesce nel duplice scopo di riportare la serie alle origini senza dimenticare di apportare diverse modifiche utili a svecchiarne la formula di gioco. La campagna single player risulta appassionante e molto varia grazie alla sua struttura open world compatta mai dispersiva. Il multiplayer, poi, è un vero spasso e rischia seriamente di diventare un nuovo metro di paragone per i futuri arena shooter. Purtroppo non è esente da difetti che però riguardano solamente il contorno dell’esperienza, come la struttura delle playlist e la progressione del profilo utente. Problematiche già riconosciute dagli sviluppatori e in via di risoluzione.
Piattaforma di Prova: Xbox One S e PC (Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD)
Com’è, Come Gira: Con le impostazioni al massimo a risoluzione 1440p il gioco gira senza alcun problema presentando una pulizia visiva davvero encomiabile, pur senza mai far gridare al miracolo. Ho provato il gioco anche su una Xbox One S riscontrando una buona fluidità, con un livello di dettaglio equiparabile alla versione PC con le impostazioni su settaggi medio-bassi.