Bonfire Peaks – Recensione

PC PS4 PS5 Switch

Ambarabà ciccì coccò, Bonfire Peaks butta i puzzle nel falò!

Sviluppatore / Publisher: Corey Martin / Draknek & Friends Prezzo: 16,79€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store), PS4, PS5, Nintendo Switch, itch.io Data di Lancio: Già disponibile

Ormai il falò è entrato a far parte a pieno titolo dell’iconografia del videogioco al pari del barile esplosivo o delle casse di power-up e il merito di questa promozione si deve quasi esclusivamente a Hidetaka Miyazaki e ai suoi Souls. Il falò è ormai un luogo dell’anima, il faro di salvezza (o forse sarebbe meglio dire di salvataggio) dopo lunghissime e inenarrabili fatiche.




Per l’anonimo protagonista di Bonfire Peaks, invece, il falò non è un punto di arrivo, bensì di partenza, un portale verso uno degli oltre 200 puzzle che dovrà affrontare per potersi liberare, in una bella fiammata, di tutti i suoi possedimenti e lasciare finalmente andare la sofferenza che lo accompagna.

IL FUOCO DEI RICORDI

Qualcosa mi dice che Corey Martin, lo sviluppatore indie del gioco, sia passato di recente attraverso una rottura sentimentale. Non vorrei giungere a conclusioni affrettate, ma la scena iniziale con il protagonista senza nome di Bonfire Peaks che arriva ai piedi di una montagna su un pedalò a forma di cigno rosa e col suo andamento impenetrabile e serafico getta una cassa di suoi averi nel fuoco sedendosi poi ad osservare sereno le volute di fumo che si alzano al cielo mi fa sospettare che negli ultimi tempi non tutto sia andato per il verso giusto nella sua vita. Al di là del perché, però, quello che interessa in fondo è il come. Quel gesto, il depositare una cassa di legno piena di oggetti nel fuoco, è la chiave di volta dell’intera esperienza di Bonfire Peaks, una liberazione il cui raggiungimento richiede tuttavia una buona spremuta di meningi.

Bonfire Peaks Recensione

Si avvertono distintamente vibrazioni da Tomb Raider e Indiana Jones.

La montagna alle cui pendici è attraccato il pedalò rappresenta di fatto l’overworld del gioco, una macro-area disseminata di oggetti personali del protagonista e di falò che compongono un percorso fino alla vetta. Avvicinandosi a ciascun falò, dopo che il malinconico senza nome si sarà seduto ad osservare le fiamme, si viene catapultati in una nuova schermata fissa, di dimensioni alquanto ridotte, al cui interno figurano di sicuro una cassa e un falò, insieme di solito a una serie di altri blocchi da spostare e posizionare per farsi strada affinché sia possibile adagiare il contenuto della cassa tra le fiamme e lasciare che il fumo si porti via i brutti ricordi.

ATTENZIONE: PERSONAGGIO IN MANOVRA

Questi piccoli diorama, spesso molto piacevoli da osservare e ricchi di dettagli, nonostante la grafica voxel utilizzata li faccia sembrare a prima vista un po’ grossolani, rinchiudono ovviamente in sé una serie di difficoltà, non tutte percepibili a prima vista. Tanto per iniziare, il primo scoglio da superare è quello della manovrabilità, accentuato da un paio di elementi che collidono tra loro. Da un lato, gli stage sono di dimensioni davvero ristrette e strutturati come griglie in cui, per altro, alcune caselle sono occupate da oggetti, perciò lo spazio di manovra per il personaggio risultato risicato. Anche una cosa banale come muoversi per lo scenario, insomma, richiede una certa dose di ragionamento.

Bonfire Peaks Recensione

Il voxel è usato con sapienza: ogni oggetto è ricco di dettagli che aggiungono profondità all’atmosfera.

La seconda problematica invece è data proprio dalla mobilità del malinconico protagonista cui è precluso il movimento in diagonale. Se questa, tuttavia, si può configurare come una scelta di design, per altro lecita e funzionale, ho qualche dubbio in più sulla legnosità complessiva dei suoi movimenti che lo fa assomigliare più a un autoarticolato che si muove in un antico borgo medievale che a personaggio di un puzzle game.

I MOVIMENTI NON PROPRIO AGILI DEL PROTAGONISTA COZZANO CON LE NECESSITÀ DI UN PUZZLE GAME

Il paragone non è gettato lì a caso: la retromarcia è una delle manovre fondamentali per la risoluzione degli enigmi, fin dai primi livelli. Per quanto però delle movenze rigide facciano probabilmente parte delle regole concepite da Corey Martin per far funzionare il suo gioco, il risultato pad alla mano non è dei migliori, per un mix di alta sensibilità e scarsa precisione che porta a sbagliare un po’ troppo spesso.

LE ATMOSFERE DI BONFIRE PEAKS

A completamento del ragionamento precedente, bisogna però considerare anche il fatto che in Bonfire Peaks l’errore non è concepito come una condanna irreversibile o un una colpa da espiare, bensì come un’evenienza a cui si può facilmente porre rimedio. Facilitato dalle scarse richieste in termini di interazione (oltre allo stick, il gioco utilizza un solo tasto per sollevare o poggiare le casse), Bonfire Peaks riserva ben due pulsanti alla riparazione dei propri misfatti: uno dedicato alla cancellazione dell’ultima azione compiuta e un secondo che resetta il puzzle e riavvia istantaneamente il livello. In aggiunta, non tutti i rompicapo risultano obbligatori: è infatti possibile passare al set di puzzle successivo anche senza aver completato tutti quelli del precedente.

Bonfire Peaks Recensione

A un certo punto del gioco l’acqua inizia a ricoprire un ruolo importante.

A LIVELLO DI VARIETÀ CI SIAMO: I PUZZLE PRESENTANO SPESSO NUOVE MECCANICHE CON CUI DOVREMO FARE I CONTI

Sul versante della varietà, invece, il gioco pubblicato da Draknek & Friends (etichetta che si sta facendo un nome nel settore dei puzzle indie) riesce nel non banale intento di non annoiare, sfoderando nuove meccaniche (blocchi diversi, caselle a pressione, cascate e corsi d’acqua) con una frequenza tale da rialzare la soglia dell’attenzione prima che il pilota automatico prenda il controllo dirottando il divertimento verso la noia. Un risultato in parte raggiunto anche grazie al lavoro svolto sul comparto artistico del gioco che si rifà attraverso l’uso dei voxel a un’estetica un po’ datata, quella del primo Tomb Raider, per mettere in campo un riferimento condiviso, utilizzata però non per meri motivi retronostalgici bensì per la capacità evocativa, in grado di catapultare subito il giocatore in un’atmosfera che sa di esplorazione e misteri.

In Breve: Nonostante possa spesso vantare la manovrabilità di un carro armato, Bonfire Peaks si è rivelato un puzzle game capace di evocare suggestioni, ma soprattutto di costruire un gameplay piacevole aggirando con furbizia e abilità i propri limiti. Da un lato la manovrabilità legnosa è inserita (e quasi richiesta) nel contesto delle meccaniche di gioco, dall’altro mette in campo una serie di espedienti che consentono di rimediare istantaneamente a errori e imprecisioni. In aggiunta riesce a introdurre qualcosa di nuovo per tutti i 200 livelli e poggia su un’estetica retro, ma evocativa.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Non so dire se sia merito del famoso o famigerato SSD di PS5, ma Bonfire Peaks sfoggia caricamenti davvero rapidi. Per il resto, nulla da segnalare, d’altra parte sarebbe strano che un gioco di questo tipo metta in difficoltà l’ammiraglia Sony.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Tollera l’errore / Atmosfera evocativa / Introduce di continuo nuovi elementi.

Contro

  • Legnoso nei movimenti / Alcuni puzzle davvero ostici… / …anche nelle fasi iniziali.
8

Più che buono

Password dimenticata