Castlevania Advance Collection – Recensione

PC PS4 PS5 Switch Xbox One Xbox Series X

Beh dai, questa è una recensione che si scrive da sola: forte di un titolo estremamente didascalico, cosa offrirà mai la Castlevania Advance Collection?

Sviluppatore / Publisher: Konami, M2 / Konami Digital Entertainment Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: Già disponibile

I tre episodi usciti sull’amata consolina a trentadue bit di Nintendo, ecco cosa, per chi non avesse ancora trovato risposta alla domanda di cui sopra.




Un piacevole viaggio nel tempo in quell’era post Symphony of the Night, dove ogni capitolo di Akumajou Dracula doveva per forza farti attraversare enormi castelli in perfetto stile… Maze of Galious per MSX, via, ché in questa recensione ho deciso che non useremo mai il termine “metroidvania”. La sfida è stata accettata.

LUNA ROSSO SANGUE

Ricordate il lancio del GBA nel 2001, con Konami Krazy Racers, il bel remake di Super Mario Bros. 2 e quello schermo che ti spingeva a provare ardite posizioni yoga pur di vedere qualcosa? Ne avranno memoria gli acquirenti di Circle of the Moon, un gioco firmato da KCE Kobe, ovvero gli autori dei due Castlevania per Nintendo 64.

Con una palette tenebrosa, capire cosa succedeva giocando a Circle of the Moon era una sorta di sadico metagioco

Con una palette – giustamente – oscura e tenebrosa, capire cosa succedeva su quel piccolo schermo era una sorta di sadico metagioco, ma chi avrebbe perseverato sarebbe stato ricompensato da un gioco di qualità, caratterizzato da un livello di sfida assai più stimolante rispetto ai capitoli che successivamente si sarebbero alternati sulle macchine portatili di Nintendo grazie al DSS (Dual System Setup), ovvero la possibilità di combinare diversi tarocchi per infondere poteri e abilità speciali alla misera frusta in dotazione.

Castlevania Advance Collection Recensione

Ne avrete di stanze segrete da scovare in Circle of the Moon…

Proprio la frusta è l’unica arma del gioco (fatta eccezione per gli strumenti secondari come pugnali e asce) e padroneggiare il DSS diventa imperativo per arrivare alla fine. L’inghippo? Il drop rate delle carte è infimo, quindi mi auguro che non vi facciate problemi a esplorare ogni angolo sfondando pareti alla ricerca di potenziamenti e ad abbandonarvi a feroci sessioni di grind. Nonostante tutto, Circle of the Moon si gioca che è un piacere, con una direzione artistica ancora buona nonostante una certa tendenza al minimalismo. Comprensibile, considerati i natali portatili del gioco.

CONCERTO PER IL SOLE DI MEZZANOTTE

Harmony of Dissonance arriva sugli scaffali nel 2002, ed è un vero smargiasso. Sprite molto più grandi e definite rispetto a quanto visto un anno prima, tinte accesissime e prove di forza ovunque come la scia che segue costantemente il protagonista Juste Belmont, introdotta probabilmente per replicare il medesimo effetto applicato allo sprite di Alucard in Symphony of the Night. Il fatto è che c’è troppo, e a volte il troppo stroppia, come dice un saggio popolare. L’uso di colori dall’alto contrasto e una forte luminosità sono la risposta alla frequenti critiche riguardo le diottrie perse giocando a Circle of the Moon, ma il risultato complessivo fa splendere lo schermo come gli occhi di Zooey Deschanel, offrendo però uno spettacolo assai meno appagante.

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Basta con gli effetti speciali Harmony of Dissonance, sei chiaramente ubriaco!

Ci sono inoltre frequenti rallentamenti e la qualità del sonoro è oggettivamente deludente, due problemi strettamente collegati tra di loro. Il GBA infatti non ha un chip sonoro separato, e questo significa che l’audio viene processato dalla CPU; se questa è intenta a sparare effetti a gogo con sprite enormi, rotazioni e altre diavolerie, è normale aspettarsi qualche “vittima”, con le celebri tracce suonate dal PSG del Game Boy originale. A parte questo, il gioco è un po’ un passo indietro: il castello è enorme (capirete giocando) e un po’ noioso da navigare, mentre il sistema di potenziamento gira attorno a cinque tomi magici da reperire, una scelta limitata di fronte alle combinazioni offerte dal DSS. Al netto di quanto detto, Harmony of Dissonance resta comunque un gioco piacevole, ma è probabilmente (ci arriviamo subito) la pecora nera della raccolta. In una collezione in cui un mezzo passo falso è comunque un buon gioco, sia chiaro.

PIÙ DI QUELLO CHE SEMBRA

Aria of Sorrow (2003) è un gioco ben più maturo, forte di una trama originale che ambienta la classica caccia al vampiro nell’anno 2035. Niente Belmont da impersonare, e al loro posto arriva Soma Cruz, uno studente che si trova intrappolato nel castello demoniaco durante un’eclissi solare. Fortunatamente non è uno sprovveduto: oltre a portare con sé un coltello come tutte le persone rispettabili, Soma può acquisire le anime dei nemici sconfitti e usarle per attivare una ricca serie di abilità speciali, tanto utili in combattimento quanto durante l’esplorazione.

ARIA OF SORROW È UN TITOLO INTERESSANTE, ANCHE DAL PUNTO DI VISTA DEL LORE

È il banco di prova per il più riuscito – nonché longevo – Dawn of Sorrow, che arriverà sul nuovo Nintendo DS due anni dopo, ma mantiene un innegabile fascino che però convive con una durata contenuta e quel senso di già visto che oramai iniziava fortemente a far capolino a ogni episodio scritto per le console portatili. Interessante notare che, a livello di lore, questo è il primo capitolo dove viene suggerito l’evento chiamato “Demon Castle Wars”, ovvero una battaglia tra le forze del bene e Dracula che avrebbe dovuto aver luogo nel 1999 e che sarebbe stata al centro di un nuovo capitolo mai realizzato a causa dell’abbandono di Igarashi, che lasciò Konami nel 2014.

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La pixel art di Aria of Sorrow è ancora squisita, probabilmente la più “equilibrata” del terzetto

Finito qui? Nossignore, perché come bonus Castlevania Advance Collection mette sul piatto anche Dracula X per Super Famicom, il fratello scemo di Akumajou Dracula X: Chi no Rondo per PC Engine. Un gioco che mette in scena una nuova storia prendendo in prestito personaggi, trama e altri elementi dall’originale, rielaborando uno dei capitoli più iconici e indimenticabili della saga con l’aggiunta di un level design eufemisticamente dozzinale, un combattimento finale da scomunica e tantissimi segreti in meno. Sì, c’è ancora Maria Renard, ma no, non potete usarla, e assieme a lei rimane solo Annette da salvare, tagliando fuori le altre vergini. Non è un brutto gioco, ma se come me siete cresciuti idolatrando e giocando infinite volte l’episodio originale, allora lo giudicherete con un solo, mesto aggettivo. Inadeguato, ecco quale.

CASTLEVANIA ADVANCE COLLECTION CI TIENE AL TUO FEGATO

Come previsto, Castlevania Advance Collection offre alcune migliorie a tutto tondo, in modo da rendere felice e agevole la riscoperta dei quattro giochi. Obbligatoria la scelta tra le modalità di visualizzazione (consiglio fortemente “pixel perfect”, evitando di spalmare le schermate a 16:9) con la possibilità di attivare un filtro che simula l’effetto delle scanline tipiche dei tubi catodici per Dracula X; come risultato i giochi appaiono assai “blocchettosi” se visualizzati sulla TV del salotto, ma questo era inevitabile. Interessanti i salvataggi veloci e la possibilità di riavvolgere comodamente il tempo per riscrivere gli ultimi secondi e affinare le strategie, un vero e proprio strumento d’allenamento se appartenete alla tribù degli speedrunner.

Castlevania Advance Collection Recensione

Nella galleria trova posto tutto il materiale stampato dedicato ai quattro episodi, una vera delizia.

KONAMI HA CORREDATO I TRE GIOCHI DI TUTTA UNA SERIE DI ILLUSTRAZIONI, MANUALI ED ENCICLOPEDIE

Presente all’appello la prevedibile galleria di immagini che presenta scansioni di illustrazioni, confezioni e manuali per le versioni americane, giapponesi e europee dei giochi; a proposito delle tre regioni, queste possono essere alternate globalmente dalla schermata iniziale, un bel bonus implementato un po’ male. Ergo, non posso scegliere se lasciare fissi Dracula X in giapponese e Dawn of Sorrow in americano, ma sono obbligato a decidere una regione comune per tutti i giochi e cambiarla di volta in volta; nulla di drastico, sia chiaro, ma cionondimeno fastidioso. L’enciclopedia è uno strumento bellissimo: mostra tutti i nemici, i drop e le loro caratteristiche, ma sfortunatamente offre tutto lo scibile dall’inizio, chiavi in mano. Avrei preferito completarla progressivamente, un po’ alla volta, ma resta comunque un bel giocattolino nelle mani dei completisti che vogliono avere tutte le informazioni a portata di mano senza ricorrere a Gamefaqs.

In Breve: Castlevania Advance Collection è una bella opera di preservazione, contenente tre bei giochi e un mezzo brocco buttato lì per far numero. Scherzi a parte i giochi non sono invecchiati tanto bene quanto la seguente trilogia uscita per NDS, ma messi assieme compongono un pacchetto irrinunciabile per i fan della famiglia Belmont.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Nessun problema da segnalare da un manipolo di giochi incapace di affaticare minimamente PlayStation 5. Certo che appaiono davvero blocchettosi su un sessanta pollici; se potete, optate per la versione Switch, in modalità portatile la resa finale sarà sicuramente migliore.

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Pro

  • Quattro giochi ancora oggi meritevoli / Graditissimo corredo di extra / Rapporto qualità/prezzo eccellente.

Contro

  • Tutti mostrano i segni del tempo, specie paragonati alla successiva trilogia.
8.5

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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