Sable – Recensione

PC Xbox One Xbox Series X

Quante volte abbiamo sentito che il viaggio è più importante della destinazione? Sable prende questo concetto e lo eleva alla massima potenza, raccontandoci il percorso di una ragazzina che si affaccia all’età adulta.

Sviluppatore / Publisher: Shedworks / Raw Fury Prezzo: € 24,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 3+ Disponibile su: PC (Steam, GOG, Epic Games Store, Microsoft Store), Xbox One, Xbox Series X|S

L’adolescenza è un periodo particolare nella vita di ogni persona. A metà strada tra l’essere un bambino e un adulto, è in quegli anni che scopriamo cosa vorremmo fare da grandi e quale posto occupare nella società. È durante il periodo delle superiori che ci formiamo come la persona che saremo, che le passioni coltivate potrebbero (oppure no) sfociare in una futura professione. La nostra personalità prende forma, il turbinio di emozioni e le tempeste ormonali creano il carattere dell’uomo o della donna che sarà.




Volente o nolente, l’adolescenza segna la nostra vita, ed è forse quella fase della gioventù che ricorderemo sempre con maggiore nostalgia durante tutto il resto dell’esistenza, rimpiangendo tanto i momenti felici quanto quelli più difficili. Ecco, Sable è un’ode all’adolescenza. L’opera di Shedworks è un inno all’indecisione tipica dei teenager, l’esaltazione di quella stagione della vita che ci ha reso ciò che siamo adesso, la celebrazione degli anni in cui ci sentivamo al contempo invincibili ed estremamente fragili, in cui non sapevamo cosa ne sarebbe stato di noi qualche tempo più tardi, quale percorso di vita avremmo intrapreso.

RITO DI PASSAGGIO

Sable narra le vicende della protagonista che dà il nome al gioco sfruttandole come una metafora della vita quotidiana di un qualsiasi ragazzino, sempre impegnato a fare questo o quell’altro, immergendone le avventure in un mondo desertico popolato da persone eternamente cordiali verso il prossimo. Un tranquillo angolo di universo, un porto sicuro durante quella burrasca chiamata adolescenza.

sable recensione

Il viaggio inizia e finisce qui, nel campo degli Ibexii.

La protagonista è una giovane ragazza della tribù nomade Ibexii, una delle tante che vagano in questo variopinto pianeta senza nome. In questo mondo vi è un’usanza chiamata “gliding”, una specie di rito di passaggio che vede l’adolescente di turno allontanarsi per giorni, mesi, o addirittura anni dalla sua tribù al fine di cercare il proprio scopo nell’intricato tessuto della società.

Un tranquillo angolo di universo, un porto sicuro durante quella burrasca chiamata adolescenza

Dopo un breve prologo che funge anche da tutorial, Sable si avventura da sola nel vasto deserto, accompagnata solamente dalla fida moto Simoon. Il suo scopo? Assistere come e quando possibile le persone che incontrerà durante il cammino. In cambio, queste le doneranno dei gettoni che potrà poi scambiare per delle maschere, ognuna delle quali indica una specifica professione. Alla fine del suo viaggio, Sable dovrà scegliere quale maschera indossare per il resto della sua vita tra tutte quelle che avrà raccolto nel corso della sua avventura. La particolarità del titolo prodotto da Raw Fury risiede nella completa libertà offerta al giocatore, che potrà tornare dagli Ibexii subito dopo aver raccolto la prima maschera, o continuare il viaggio per aiutare altre persone, ottenere più gettoni, e magari scoprire i segreti che si celano sotto la superficie sabbiosa del misterioso pianeta senza nome. Quando e in che modo terminare questo rito di passaggio, e dunque il gioco, spetta solamente a noi.

IL VIAGGIO DI SABLE

Purtroppo le quest che la giovane si troverà ad affrontare durante il suo cammino non sono molto varie. Spesso dovremo raccogliere un certo numero di oggetti e consegnarli a una specifica persona in un determinato posto, altre volte bisognerà risolvere alcuni semplici enigmi nelle rovine o all’interno dei relitti delle astronavi disseminate nel mondo di gioco, con pochissime variazioni sul tema che spaziano da un’indagine per trovare il colpevole di un furto, fino a indossare i panni di un vigilante mascherato per correggere un’ingiustizia.

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Durante l’intera avventura si respira un’atmosfera ammantata di misticismo.

Eppure i dialoghi risultano sempre ben scritti, l’esplorazione alla ricerca di segreti è soddisfacente, e la linea narrativa legata alla natura del pianeta che fa da sfondo alle peregrinazioni di Sable è senza dubbio intrigante, seppur non proprio originalissima.

Quando e in che modo terminare il rito di passaggio spetta solamente a noi

Ciò che funziona un po’ meno, invece, è il sistema di arrampicata e di platforming mutuato da giochi come Shadow of the Colossus e il più recente The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Sable può arrampicarsi virtualmente ovunque, stando ben attenta a non consumare tutto il suo vigore, però non si capisce in base a quale criterio alcune superfici siano scalabili e altre no. I controlli durante le sezioni di platforming sono anche abbastanza imprecisi, rendendo in alcuni casi frustrante raggiungere quei luoghi che richiedono un po’ di attenzioni in più nella gestione dei salti.

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I palloni aerostatici indicano la presenza di un cartografo che sarà lieto di venderci una mappa della regione.

A tutto questo bisogna aggiungere anche che il gioco soffre di numerosi problemi tecnici. Il più fastidioso riguarda i costanti cali di frame rate e lo stuttering che si verificano specialmente quando si viaggia in sella a Simoon, ma non mancano le compenetrazioni tra Sable e gli elementi dello scenario, alcune interazioni con PNG e oggetti che non si attivano correttamente, più altre piccolezze irritanti come problemi nella riproduzione delle tracce audio o il comando che serve a richiamare a sé la moto che non funziona come dovrebbe. Un peccato perché una maggiore cura nei confronti del comparto tecnico avrebbe reso Sable un videogioco senza dubbio più godibile e memorabile. Invece dobbiamo accontentarci di un titolo con un’atmosfera sublime, una direzione artistica spettacolare e un comparto “giocoso” semplicemente funzionale all’esperienza, il tutto parzialmente minato da qualche bug di troppo.

In breve: Sable sta ai videogiochi come un romanzo di formazione sta alla letteratura. Siamo al cospetto di un’opera affascinante che fa della scrittura dei dialoghi e della libertà offerta al giocatore i suoi punti di forza, coadiuvati da una direzione artistica straordinaria che sembra fuoriuscita dai fumetti del compianto Jean Giraud, in arte Moebius. Purtroppo sono presenti diverse sbavature: alcune di esse sono problemi tecnici che si spera possano essere corretti con delle apposite patch, altre invece dipendono sicuramente dalla gioventù del minuto team di sviluppo, alla sua opera prima.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Pur essendo abbondantemente al di sopra dei requisiti consigliati, il frame rate di Sable è crollato spesso intorno ai 20fps, apparentemente senza motivo. Il gioco soffre anche di altri problemi tecnici, come illustrato nell’articolo.

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Pro

  • L’equivalente videoludico di un romanzo di formazione. / Atmosfera e direzione artistica pazzesche. / Incredibilmente rilassante.

Contro

  • Il gameplay può risultare troppo ripetitivo. / Qualche imprecisione nei controlli. / Molti problemi tecnici
7.8

Buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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