UnMetal – Recensione

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Secondo il celebre (ma sarà vero?) aforisma di Picasso, “il genio copia, il mediocre imita”: ci dev’essere del genio allora in UnMetal, coraggioso clone dei primi Metal Gear.

Sviluppatore / Publisher: @unepic_fran / Versus Evil Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store, GOG), PS4, PS5, Xbox One, Nintendo Switch Data di Lancio: 28 settembre

In un’industria come quella del videogioco che fa del riciclo di idee, generi e meccaniche una stampella della creatività asservita alla riproduzione seriale, c’è un titolo di successo che non è mai stato oggetto di clonazione: Metal Gear.




Certo, c’è stato Splinter Cell, ma lo stealth Ubisoft attinge solo dalla superfice del gene del talento di Kojima, senza scavare in profondità nelle tematiche anti-belliche e ambientaliste, o nel ragionamento metareferenziale sul medium. Un guanto di sfida apparentemente troppo pesante per tutti, ma non per @unepic_fran, lo pseudonimo di Francisco Tellez de Meneses, lo sviluppatore indie autore di UnMetal.

UNMETAL GEAR

Jesse Fox (già capito il primo rimando?) non è uno di quei tizi che si fa andare bene le cose o che resta zitto e buono nella sua cella, in cui per altro si trova rinchiuso per un crimine che non ha mai commesso. No, proprio per nulla: anzi, ci tiene a ribadire, costantemente e a chiunque, come lui non abbia mai commesso quel crimine, senza mai specificare quale, ovvio. Ma quella è una cosa che farebbe chiunque. Jesse Fox invece è disposto a dimostrarlo, evadendo dalla prigione clandestina in cui si è ritrovato e fuggendo a bordo di un elicottero russo. Un piano perfetto, se non fosse per quel l’improvvido passaggio in volo sopra un’altra base militare: un colpo di bazooka più tardi, Jesse si ritrova ammanettato davanti a un colonello a spiegare come siano andate le cose.

unmetal recensione

Certi vecchi trucchi funzionano sempre.

Se tutto questo preambolo è raccontato nella cut-scene iniziale, il racconto di Fox diventa invece UnMetal, un omaggio esplicito alle prime incarnazioni per MSX di Metal Gear che allo stesso tempo è anche una divertita citazione, al limite della parodia, dei classici film action anni ’80. L’inquadratura è ripresa dall’alto, lo scenario è pixellato e composto da schermate fisse che si susseguono a comporre la sequenza di livelli che raccontano la rocambolesca fuga di Fox, incappato suo malgrado in una cospirazione ben più grande della sua prigionia senza crimine. Il dettaglio del racconto, della storia trasmessa attraverso la versione di qualcun altro, qualcuno per di più coinvolto in prima persona negli eventi, è però importantissimo perché consente a UnMetal di recuperare un elemento cardine del MGS di Kojima, quello mancante a qualunque altro tentativo di imitazione: il dialogo con la percezione del giocatore.

IL POTERE DEL RACCONTO

È chiaro fin da subito come la ricostruzione degli eventi di Jesse Fox sia inattendibile: incalzato dal militare che lo interroga sui dettagli incoerenti del suo racconto, Fox modifica quanto appena dichiarato, alterando la scena che il giocatore si trova ad affrontare. Dal nulla appaiono ponti dove non ce n’erano, ai mostri delle fogne crescono tentacoli e può accadere persino che il corridoio di una base segreto si trovi ostruito da un gregge di pecore.

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Che sia chiaro: Jesse Fox è stato imprigionato per un crimine che non ha commesso.

Spesso, il controllo degli eventi è demandato al giocare: durante una boss fight, Fox interrompe la narrazione nel momento in cui a video appaiono due opzioni che riguardano lo stato del suo lanciafiamme: inceppato o esploso? Non si tratta di una scelta banale: una delle due può portare a un improvviso game over. A complicare le cose, subentra a un certo punto un secondo strato narrativo: Fox sta raccontando l’interrogatorio a una bella ragazza che siede sul sedile del passeggero di un auto da corsa durante un viaggio in campagna.

UNMETAL È OMAGGIO ESPLICITO ALLE PRIME INCARNAZIONI DI METAL GEAR, E ALLO STESSO TEMPO ANCHE UNA CITAZIONE AL LIMITE DELLA PARODIA DEI CLASSICI FILM ACTION ANNI ’80

Come credo sia facilmente intuibile a questo punto, la componente narrativa è decisamente importante, sebbene non preponderante: al netto delle seppur frequenti cut-scene, dialoghi e chiamate radio dai diversi personaggi, tutti elementi che non possono mancare in un omaggio a Metal Gear, la spina dorsale di UnMetal è fatta di un mix di action e stealth. Fox se la cava bene con le mani, è rapido e svelto, ma può fare affidamento anche su un buona mira, benché abbia promesso all’avvenente dottoressa della base di non uccidere mai. La decisione di non saltare invece è una fissazione personale, inutile discutere. Su questi saldi presupposti, @unepic_fran innesta con buona frequenza nuove meccaniche e bizzarre boss fight che contribuiscono a garantire una giusta varietà per l’intera durata del gioco, che si attesta comunque intorno alla decina abbondante di ore. Capita così di dover ripercorrere a ritroso un intero livello prima dello scadere di un timer, sfruttare gli angoli ciechi dei sensori termici, o collezionare batterie per mandare in sovraccarico un cancello.

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Benché MGS sia il riferimento principale, UnMetal cita numerosi videogiochi action dell’epoca.

Buona parte delle missioni sono collegate al ritrovamento di oggetti da combinare tra loro, un’attività che il design accorto dei livelli non rende mai frustrante, sia perché tutto il necessario è sempre a qualche schermata di distanza o già in inventario, sia perché la logica sottostante è sempre chiara e comprensibile.

UNMETAL MANTIENE QUELLO SPIRITO FOLLE DEI PRIMI METAL GEAR

A differenza delle produzioni più recenti e seriose di Kojima, però, UnMetal mantiene quello spirito folle dei primi Metal Gear, quello delle mimetizzazioni impossibili e dei dialoghi surreali, tipici di un certo approccio giapponese al videogioco che purtroppo l’autore ha deciso di omaggiare anche nella snervante gestione dei save state, posizionati ad esempio prima dei lunghi dialoghi e delle schermate che precedono un boss fight, da sorbirsi inermi ad ogni riavvio. Mi piace però pensarlo come un altro pezzo di dialogo tra gioco e giocatore sul tema sui bei tempi andati, che spesso in realtà sono molto meno belli e piacevoli di come la memoria tenda a ripresentarceli. In fondo, non ci si può fidare dei ricordi, soprattutto di quelli di Jesse Fox.

In Breve: Nel suo essere un clone esplicito di Metal Gear, in ogni caso ben fatto da questo punto di vista, UnMetal fa qualcosa che pochissimi altri (o forse nessuno) è riuscito a fare: non solo recupera le meccaniche stealth, ma utilizza anche tutti i mezzi a disposizione del videogiochi per impostare un discorso sulla percezione, sul ruolo del giocatore e sui confini del medium. Sembra una roba super seriosa, invece è inserito nel contesto di un gioco che celebra e omaggia goliardicamente gli anni ’80 mentre si impegna a strappare una risata al giocatore ogni volta che è possibile.

Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, Come Gira: La grafica retro non mette certo in difficoltà Xbox Series X. Il gioco gira fluido e i caricamenti quasi istantanei consentono di riprendere subito dopo una morte, tranne quando il gioco salva prima di un filmato, ovviamente.

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Pro

  • Clone fedele di MG... / ...di cui recupera anche la metà referenzialità... / ...ma con meno pippe mentali!

Contro

  • I salvataggi prima dei filmati.
8

Più che buono

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