Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin – Recensione

PC Switch

L’hunting game per antonomasia viene nuovamente declinato in salsa JRPG dopo un primo capitolo principalmente dedicato ai più giovani. Riuscirà Monster Hunter Stories 2 a soddisfare tutti?

Sviluppatore / Publisher: Capcom / Capcom Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online e Locale, Cooperativo e Competitivo PEGI: 7 Disponibile Su: PC (Steam), Nintendo Switch

Piano piano, mi sto convincendo che il vero protagonista dei due Monster Hunter Stories sia Navirou. Il felyne che avete visto ovunque tra video e foto: grande testa, lingua lunga, appetito insaziabile per le ciambelle nonché in grado di comprendere e parlare la lingua degli umani correttamente. È il legame tra i due capitoli nonché il depositario (a modo suo, certo) della filosofia che differenzia un semplice cacciatore da un rider, argomento su cui torniamo tra un istante. Principalmente, è un elemento narrativo dotato di una precisa identità, al contrario del nostro protagonista, muto come un pesce e sballottato da una parte all’altra del mondo mentre porta sulle spalle un’eredità apparentemente enorme senza mostrare troppo carattere: in ogni località visitata viene bombardato da richieste che solitamente si limitano a mandarlo in un particolare luogo per farlo combattere contro un boss senza troppi complimenti, e la cosa si ripete per parecchio tempo.




In altre parole, Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è un gioco che ci mette davvero parecchio a carburare, il che è un peccato perché gli elementi ludici e artistici dell’opera sono piuttosto interessanti. L’impressione è che il nostro alter ego sia un recipiente vuoto in cui vengono centellinate poco alla volta gocce di background legate al nonno Red, protettore del villaggio costiero di Mahana assieme al suo Rathalos guardiano. Il vegliardo è al centro di una lunga serie di flashback che lo ritraggono da giovane e contribuiscono ad alimentare le aspettative che gravano sul protagonista, benvenuto più o meno da tutti grazie alla memoria dell’antenato e non per meriti propri, questi ultimi ancora da dimostrare.

DEVO ALLEVARLI TUTTI!

È interessante notare che Red non pare essere l’eroe del primo Monster Hunter Stories: il suo nome ufficiale era Lute, e proveniva dall’insediamento montano di Hakum, un ambiente agli antipodi rispetto all’isola di Hakolo, il luogo in cui la nuova storia ha inizio. Al netto dei richiami al passato che paiono comunque spuntare costantemente, Monster Hunter Stories 2 è sicuramente un gioco che può essere abbracciato serenamente anche da chi non ha vissuto in prima persona il viaggio di Lute. Tutto gira attorno a un’antica profezia legata alla nascita di un Rathalos foriero di sventura, destinato a scatenare la distruzione a ogni battito delle sue ali.

monster hunter stories 2 recensione

Benvenuto! Non si direbbe, ma è già pronto a squarciare in due i nemici.

Leo (questo il nome del poco carismatico protagonista) ci si trova scaraventato nel mezzo quando il suo desiderio di seguire le orme di Red lo spinge ad abbandonare il villaggio per diventare un grande rider, accompagnando nel suo peregrinare la giovane Ena, una wyverniana amica di suo nonno a cui il guardiano dell’isola ha affidato un misterioso uovo. Le premesse sono intriganti e la narrazione esplora tematiche appena accennate nel primo episodio come il rapporto tra i canonici cacciatori e i rider, simili ma differenti in quanto a filosofia: se i primi uccidono i mostri, i secondi hanno imparato a vivere in armonia con loro, arrivando ad allevarli per cavalcarli in battaglia.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Eccellente veste grafica / Sistema di combattimento originale e coinvolgente / Cavalcare un Diablos in battaglia non ha prezzo.

Contro

  • Facile, forse più del predecessore / Narrazione lentissima e protagonista dimenticabile.
7.8

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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