Legend of Mana torna dopo oltre 20 anni in questa Remastered HD che mette nuovamente in luce le originalità e bizzarrie del suo gameplay. Un JRPG diverso dal solito ma esteticamente delizioso, che merita una seconda possibilità.
Sviluppatore / Publisher: Square Enix, M2 / Square Enix, Koch Media Prezzo: 29,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Cooperativo Locale PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, Nintendo Switch.
Correva l’anno 1999 quando Britney Spears spaccava le classifiche con il suo primo singolo e Mambo n. 5 di Lou Bega diventava l’insopportabile tormentone estivo. Nel frattempo il top della classifica cinematografica era un affare a due tra Star Wars Episodio 1: La Minaccia Fantasma e Il Sesto Senso, che fece conoscere a tutto il mondo il regista M. Night Shyamalan.
Noi videogiocatori occidentali in quel periodo ci sollazzavamo soprattutto con Resident Evil 3: Nemesis, Soul Reaver e Silent Hill, mentre il Giappone era invaso da una miriade di JRPG. A farla da padrone, neanche a dirlo, era Squaresoft, che quell’anno calò addirittura un poker con Final Fantasy VIII, SaGa Frontier 2, Chrono Cross e Legend of Mana. Proprio quest’ultimo JRPG arriva ora in versione Remastered HD.
IL SOLITO RESTAURO?
Stavolta no, dobbiamo dire di essere rimasti sorpresi dalla qualità del lavoro fatto su questo gioco che si porta sulle spalle oltre 20 anni di Punti Esperienza. L’originale si fece notare, anzi lasciò tutti a bocca aperta per un’estetica davvero fuori dal comune. In un periodo in cui tutti puntavano su fondali pre-renderizzati e personaggi 3D, per questo progetto Square puntò su scenari disegnati a mano con un gusto e una perizia davvero invidiabili. Ad essi abbinò i classici sprite bidimensionali, che come sappiamo invecchiano molto meglio delle loro controparti “solide”.
I FONDALI DI LEGEND OF MANA SALTANO FUORI DALLO SCHERMO
In termini di gameplay il lavoro fatto è molto meno consistente e si è limitato ad includere un’opzione per togliere di mezzo i famigerati scontri casuali. Divertente invece la possibilità, inedita in occidente, di provare il mini gioco Ring Ring Land, che originariamente era disponibile per l’accessorio Pocket Station. In quella sorta di mini tamagotchi era possibile importare i mostri catturati nel gioco principale, stanziandoli in recinti virtuali e allenandoli per poi trasportarli nuovamente nell’avventura e sfruttarli in battaglia. Si tratta ovviamente di un passatempo molto “light” quindi non aspettatevi chissà quale breeding game, ma sempre meglio averlo che no, non siete d’accordo?
FRAMMENTI DI AVVENTURA
In termini estetici Legend of Mana è riuscito a rallentare il suo processo d’invecchiamento, ma anche il gameplay ha resistito discretamente. L’idea di dare al giocatore non una ma tre storie autoconclusive e nel mezzo una generosa dose di segreti da scovare è ancora oggi apprezzabile, anche se una scelta simile non poteva non indebolire il comparto narrativo. Nel corso dell’avventura non c’è tempo e modo di affezionarsi più di tanto al cast di personaggi.
IL LAND MAKE SYSTEM È CORAGGIOSO E INTRIGANTE, MA RICHIEDE UN ATTIMO DI PAZIENZA
Le variazioni dipendono dalla potenza degli Spiriti del Mana presenti nelle varie zone, ma almeno inizialmente risulta abbastanza difficile accorgersi di tutto questo perché la progressione dell’avventura non è lineare e costringe il giocatore ad andare in giro un po’ a caso alla ricerca di missioni da completare. Il gioco ci mette un po’ ad ingranare ma pian piano tira fuori alcune trovate davvero interessanti: imparerete a forgiare le vostre armi, creare strumenti musicali e persino coltivare frutta e imparare una nuova lingua. Se solo il combat system non fosse così basilare (tanto per dirne una, gli oggetti di cura sono quasi inutili, la vostra energia tornerà al massimo alla fine di ogni scontro) a questo punto staremmo parlando di un classico all’altezza delle migliori produzioni Square. Anche così però merita attenzione, soprattutto da chi respira JRPG fin dalla nascita.
In Breve: Il quarto capitolo della serie Mana, uscito originariamente sulla prima PlayStation, torna in occidente in versione riveduta, corretta e migliorata nell’ennesima operazione nostalgia che convince ma non del tutto. Esteticamente ha retto il peso del tempo e molte delle sue originali meccaniche di gioco sono ancora adesso interessanti, ma gli manca qualcosa per assurgere al rango di “classico immortale”
Piattaforma di Prova: PS4
Com’è, Come Gira: Un gioco di oltre 20 anni fa, per quanto rimasterizzato e tirato a lucido, probabilmente non riuscirebbe a mettere in crisi neanche un Nokia 3310. Fondali, personaggi e gameplay bidimensionali non conoscono tentennamenti… ma ci saremmo stupiti del contrario.