Tempo di cambiare aria e viaggiare verso ovest, verso l’Irlanda. È qui che si svolgono le vicende de L’Ira dei Druidi, la prima espansione di Assassin’s Creed Valhalla.
Sviluppatore / Publisher: Ubisoft Montreal / Ubisoft Prezzo: € 19,99 Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 18+ Disponibile su: PC (Ubisoft Connect ed Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S
Se l’avventura principale di Valhalla non vi è bastata, con la sua longevità che può addirittura arrivare a toccare le cento ore, il primo DLC pubblicato da Ubisoft potrebbe certamente stuzzicare il vostro palato. Questa volta è però arrivato il momento di spostarsi nelle verdissime terre irlandesi, dove il sovrano di Dublino, nonché cugino di Eivor, ha bisogno dell’aiuto del protagonista.
La nuova avventura inizia con l’arrivo Ravensthorpe di un’emissaria del re, una giovane mercante che non solo ha lo scopo di consegnare un invito a corte nelle mani di Eivor, ma ha anche intenzione di instaurare rapporti commerciali con i vichinghi stanziatisi sulle coste inglesi. Sin dal principio, quindi, si intuisce che L’Ira dei Druidi si muoverà su due binari paralleli: da un lato quello prettamente politico legato alla narrazione principale, incentrato sugli intrighi di corte che coinvolgono i diversi regnanti d’Irlanda; dall’altro uno accessorio correlato al commercio che interessa la sfera ludica di questa espansione.
L’UNICO RE
Nel corso della dozzina di ore necessarie a portare a termine la quest principale del DLC, Eivor si ritroverà implicato in una lotta di potere che vede il legittimo re d’Irlanda destreggiarsi tra complotti politici e attentati alla sua vita. Non è tutto, però, giacché il protagonista dovrà anche fare i conti con un antico culto druidico che vuole scacciare i cristiani dall’isola, rei a loro dire di aver contaminato l’Irlanda con le loro nuove credenze.
A dire il vero, il canovaccio non presenta chissà quali guizzi creativi, ma devo ammettere che la messa in scena funziona e i nuovi personaggi incontrati da Eivor sono ben caratterizzati. Forse l’unico appunto che si può muovere nei loro confronti riguarda uno sviluppo piuttosto scontato dei loro rispettivi archi narrativi.
il canovaccio non presenta chissà quali guizzi creativi
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