Hundred Days – Recensione

Sviluppato da Broken Arms Games, Hundred Days è un simulatore manageriale coinvolgente e completo, totalmente dedicato alla produzione di vini dalla vigna al consumatore.

Sviluppatore / Publisher: Broken Arms Games / Broken Arms Games Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Completa (solo testi) Multiplayer: Assente Disponibile Su: PC (Steam, GOG, Epic Games Store), Google Stadia; Nintendo Switch, Android, iOS (prossimamente)

Dove regna il vino, non regna il silenzio. Potrei iniziare a descrivere Hundred Days usando queste semplici parole senza dire altro, e il merito andrebbe tutto ai ragazzi di Broken Arms Games, che sono riusciti senza troppe macchinazioni a creare un videogioco capace di incuriosire anche chi, come me, non è propriamente esperto di vini o di tutta la filiera di produzione alle loro spalle.

Ma cerchiamo di procedere per gradi, evitando di fare troppe degustazioni nel frattempo per restare il più lucidi possibili. Come anticipato poche righe sopra, Hundred Days è un simulatore manageriale interamente dedicato alla produzione vitivinicola. Come primo approccio al titolo, il consiglio è quello di procedere tramite la modalità Storia, così da impersonare la protagonista che, dopo aver ricevuto in eredità un vitigno, cambia vita partendo da Londra con un biglietto di sola andata verso la vita contadina.

L’ACQUA FA MALE E IL VINO FA CANTARE

Chiaramente questo tipo di vita non può essere affrontato senza avere un minimo di conoscenze sull’argomento, fattore che spingerà il nostro alter ego digitale a lasciarsi consigliare da una serie di personaggi creati ad hoc per l’occasione, mossi da un canovaccio narrativo non troppo pretenzioso, ma comunque piacevole da seguire grazie a una serie di dialoghi ben scritti. Lo scopo è quello di gestire un’azienda vinicola partendo dalle basi, ovvero scegliendo quali vitigni coltivare e come farlo, quando vendemmiare o quando effettuare delle attività di manutenzione, come la potatura o la diraspatura. Insomma, preparatevi a tutta una serie di terminologie tecniche che un contadino, con la C maiuscola, conosce a menadito, e a seguire le stagioni passo dopo passo, imparando a scegliere il momento più adatto in cui effettuare determinate attività.

La trama del gioco viene sviscerata senza troppi intoppi, o troppe pretese (a voi la scelta), nel giro di tre ore al massimo, elemento che mi ha lasciato sorpreso positivamente dato che l’impresa sulle prime battute mi era sembrata piuttosto insormontabile. Capiamoci meglio, anche se il taccuino a nostra disposizione è un piccolo diario del Graal lasciatoci da Henry Jones con l’intenzione di trovare il tempio in fondo alla gola della luna crescente, affrontare le normali difficoltà che si incontrano durante la filiera della produzione del vino non è poca cosa, soprattutto quando si arriva a lavorare l’uva per ottenere un buon livello di tannini, di corpo o magari di dolcezza. Sembra una sciocchezza scritto in quattro righe, ma vi garantisco che non è assolutamente così. Tra l’altro la struttura del gameplay, da buon titolo manageriale simulativo, nasconde una serie di menù e sottocartelle non proprio intuitive sulle prime battute, fattore che mi spinge a consigliarvi di affrontare necessariamente la modalità Storia prima di buttarvi a capofitto nella modalità Infinita oppure – se vi sentite baldanzosi e sicuri di voi – in quella Sfida.

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