Subnautica: Below Zero – Recensione

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Posso fare il bagno anche se ho appena finito di mangiare?” “Ma certo, nel mare di Subnautica: Below Zero le famose tre ore dopo il pranzo sono l’ultimo dei tuoi problemi.

Sviluppatore / Publisher: Unknown Worlds Entertainment / Unknown Worlds Entertainment Prezzo: 29,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch

Pianeti ostili. Sempre e solo pianeti ostili. L’immaginario dell’intrattenimento letterario, cinematografico e videoludico vede la Terra come il luogo più confortevole dell’universo, e i malcapitati che si azzardano a mettere il naso fuori dell’atmosfera finiscono sempre in un mare di guai.




Se un giorno dovessi schiantarmi in una landa aliena, sogno un posto ricco e prospero, abitato da una popolazione sufficientemente ignorante da scambiarmi per una divinità, pronta a servirmi e riverimi accontendando anche il mio più piccolo capriccio. Non è il caso di 4546B, corpo celeste già teatro dell’ottimo Subnautica che torneremo a visitare nel sequel Subnautica: Below Zero, nuova fatica di Unknown Worlds Entertainment.

WINTER HAS COME

Freddissimo e spesso sferzato da tempeste di neve in superficie, offre temperature meno estreme sott’acqua. Ovunque ci troveremo, in ogni caso, dovremo difenderci da una fauna contentissima di annoverarci nella sua catena alimentare. L’azione si svolge due anni dopo le vicende del primo Subnautica, ma non è necessario aver giocato al primo capitolo per godere dell’esperienza di Subnautica: Below Zero. Troveremo infatti quasi subito numerosi audiomessaggi a farci da recap mettendoci al corrente della situazione: nei panni di Robin Ayou, siamo alla ricerca della verità sulla morte di nostra sorella Samantha, archiviata da Alterra Corporation – la classica Megaditta Cattivona per cui lavorava – come un incidente causato dalla sua stessa negligenza. Nulla di più falso. In seguito a un atterraggio non proprio perfetto, ci ritroviamo su 4546B con addosso solo una tuta, e dobbiamo pensare innanzitutto a come sopravvivere.

TI PIACE VINCERE FACILE?

Non considerate nemmeno le modalità pseudo casual sandbox perchè perdereste gran parte del divertimento e dello spirito del gioco, e godetevi la storia selezionando Sopravvivenza. I survival game devono offrire una certa sfida, se siete alla ricerca di qualcosa di facile scendete in edicola, comprate una rivista di enigmistica e risolvete gli “unisci i puntini”. Fosse per me, avrei scelto la difficoltà Estrema con la permadeath ma avrei rischiato di non finire il gioco in tempo per la recensione, quindi mi sono sacrificato per voi. Adesso dite che non vi voglio bene!

Per un motivo che mi sfugge, questa schifezza è la mascotte del gioco.

Prima ancora di cercare indizi su quanto successo alla sorella, addentrandoci in una storia veramente interessante di cui eviterò spoiler, dobbiamo dotarci del minimo indispensabile per non morire di stenti: scorte di cibo, facendo attenzione che non marcisca o trovando il modo di conservarlo il più a lungo possibile, acqua potabile e kit medici.

COSA CI SERVE?

La struttura metroidvania degli ambienti inizialmente ci impedisce di allontanarci più di tanto dalla mini capsula subacquea adattata a rifugio di fortuna, giusto qualche immersione in apnea, ma raccogliendo vari materiali e riciclando pezzi di dispositivi abbandonati possiamo craftare un vasto set di oggetti come pinne per nuotare più velocemente, lampade frontali per illuminare gli anfratti più bui, fino a strutture di notevole complessità come un sistema di tubature per trasportare ossigeno o interi veicoli.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Storia emozionante / Molti oggetti da scoprire, costruire e combinare / Sfida impegnativa, purché nella giusta modalità.

Contro

  • Ci mette qualche minutino di troppo a ingranare / Azione in superficie non all’altezza di quella subacquea.
9

Ottimo

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