Paradise Lost – Recensione

PC PS4 Xbox One

Ucronia portami via! Con Paradise Lost, i polacchi di PolyAmorous ci catapultano in un finale alternativo della WWII, dentro un’immensa città sotterranea tra tecnologia, misteri e persino un po’ di horror.

Sviluppatore / Publisher: PolyAmorous / All in! Games Prezzo: 14,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, GOG), PS4, Xbox One

Se il titolo Paradise Lost vi suona familiare, c’è un motivo. Il Paradiso Perduto rappresenta per gli anglosassoni un po’ quello che è la Divina Commedia per noi. Il celebre poema epico scritto da John Milton è un’opera che nel tempo è andata oltre il suo mero valore letterario, entrando a far parte del tessuto culturale di un popolo: il Satana di Milton, orgoglioso e fiero, che organizza una ribellione in paradiso e si rifugia all’Inferno pur di non prendere ordini, è entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo.




Prima di battezzare questa avventura narrativa in prima persona di PolyAmorous, Paradise Lost ha flirtato diverse volte in passato con i videogiochi, quasi sempre giocando sul tema biblico dell’opera. Cosa c’entra, questa volta, con un’ucronia polacca che racconta il mondo dopo l’olocausto atomico messo in atto dai nazisti nel 1960 come mossa disperata per porre fine alla Seconda Guerra Mondiale?

LA STORIA FINORA

Ammetto di essermi posto anch’io il quesito e di essere arrivato al bandolo della matassa (o almeno così credo) solo leggendo il materiale promozionale di PolyAmorous, che descrive il gioco come “l’ultima storia sulla Terra”. Insomma, il paradiso perduto del titolo è un metaforone. Di cosa, in realtà, non l’ho compreso ancora del tutto. Forse della discesa negli inferi di Szymon, ragazzino di 12 anni che si trova ad esplorare un enorme bunker, la cui origine si perde nella storia (alternativa) della Seconda Guerra Mondiale messa in scena dallo studio polacco.

paradise lost recensione

La città sotterranea immaginata nel gioco è basata su un reale progetto nazista, mai realizzato.

Ma partiamo dall’inizio. Nel mondo di Paradise Lost, il secondo conflitto mondiale non si è concluso nel 1945: gli americani hanno esitato ad entrare in guerra e la sconfitta tedesca non è stata dunque un evento tutto sommato repentino, quanto piuttosto un lento logoramento. Così nel 1960 il Reich, pur di non soccombere, decide di far saltare il tavolo e mandare tutti al creatore scatenando l’olocausto nucleare: la storia sarà anche alternativa, ma i nazisti sempre feccia restano.

TUTTA MIA LA CITTÀ (SOTTERRANEA)

Il nostro Szymon entra in gioco esattamente 20 anni dopo l’esplosione che ha cambiato per sempre la vita sul pianeta. Nel momento che in cui vestiamo i suoi panni, il ragazzino sta entrando in un cunicolo buio e angusto, ingannevole ingresso di quello che in realtà è un bunker gigantesco che si estende per chilometri sotto Varsavia. Il primo problema di Paradise Lost è che tutta questa mole di informazioni, determinante per contestualizzare ciò che sta accadendo a Szymon, la si ricava principalmente dal materiale accompagnatorio, mentre in qualche modo manca nel gioco vero e proprio. Ci sono note e appunti sparsi in giro, registrazioni, svastiche e riferimenti vari, ma senza l’infarinatura iniziale non so se avrei capito così precisamente il contesto in cui è immerso il gioco.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Ottima atmosfera / Grafica di buon livello / Buone intuizioni.

Contro

  • Narrativamente non decolla / Molte barriere invisibili.
7

Buono

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